28 giugno 2009

Canzone romana

La canzone romana ha prodotto un vastissimo repertorio, spesso nella forma del sonetto. Il poeta Gigi Zanazzo viene considerato il padre della canzone romana moderna per aver scritto numerose canzoni fra cui Feste di Maggio.
Di grande importanza è stata la festa di San Giovanni della Canzone Romana dove, similmente a quella napoletana di Piedigrotta, venivano presentate annualmente nuove canzoni romane come Affaccete Nunziata (edizione del 1893); Barcarolo Romano, che segna l’affermazione di Romolo Balzani; Casetta de Trastevere, del posteggiatore Alfredo Del Pelo. Nel 1935 Giuseppe Micheli propone alla festa di San Giovanni Faccetta Nera che diventerà un enorme successo grazie all’interpretazione di Carlo Buti.
Il prosieguo della canzone romana sarà affidato alle voci legate alla tradizione, fra le quali emergerà Claudio Villa, e soprattutto al varietà teatrale e televisivo che vede tra i protagonisti Gabriella Ferri, Renato Rascel, Armando Trovajoli e Gigi Proietti. Molti motivi saranno tratti dalle commedie musicali, in particolare quelle di Garinei e Giovannini, come Roma nun fa’ la stupida stasera.
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19 giugno 2009

Musica dei monti Appalachi - Old Time Music

Dopo i nativi americani, i primi ad insediarsi nella zona est degli U.S.A. furono coloni e pionieri emigrati dall’Europa, provenienti prevalentemente dalle Isole Britanniche. Parte dei coloni inglesi e scoto-irlandesi che giunsero in America nei secoli XVII e XVIII si stabilirono nella allora deserta e isolata regione dei Southern Appalachians, dove diedero vita a piccole comunità rurali che rimasero sostanzialmente isolate ed indipendenti rispetto ai grandi centri industriali ed urbani almeno sino al XIX secolo inoltrato. Questi coloni erano portatori di una cultura popolare che conservarono e svilupparono nell’ambito delle loro comunità. Ballate, canzoni e musica da ballo (jigs, reels, hornpipes, etc.) costituirono il loro bagaglio musicale che conservarono senza subire grosse modifiche, molto più che nei paesi d’origine. Le musiche e le danze popolari trapiantate dai vari paesi di origine dei pionieri forono rielaborate sulla base delle reciproche influenze ed hanno rivestito una grande importanza per le popolazioni immigrate nella zona dei monti Appalachi. La musica era una delle fondamentali risorse espressive e ricreative condivise e disponibili a tutti i componenti della comunità. Ogni individuo era in grado di suonare almeno uno strumento e i vecchi canti costituivano un patrimonio comune. L’espressione musicale non era concepita dunque come un’attività riservata a professionisti specializzati, quanto come una attività creativa e ri-creativa sia livello comunitario che individuale.
Successivamente la musica tradizionale di quest’area fu chiamata hillbilly, termine usato in passato in senso dispregiativo per indicare gli abitanti della zona, che deriva da hill (collina) e billy-goat (una specie di capra della regione).
La struttura melodica di questa musica è prevalentemente modale, mentre tra gli strumenti ebbe un ruolo fondamentale il fiddle.
Dopo la guerra civile divenne popolare anche il banjo. Si forma così il duo fiddle-banjo che salda le tradizioni musicali anglo-americane con quelle afro-americane.
Successivamente fu introdotta la chitarra. Prendono così forma le prime string bands, gruppi musicali costituiti da soli strumenti a corde. Ai tre strumenti principali si aggiunsero il mandolino, l'autoharp, l’ukulele e il dulcimer.
A seguito delle registrazioni effettuate dalla fine dell'800, dapprima da ricercatori etnico-musicali poi dai primi talent-scout delle case discografiche, questa musica si diffuse nel resto degli Stati Uniti grazie alle radio prendendo il nome di Old Time Music. Nei primi decenni del '900, l’Old Time Music inizio una evoluzione che diede vita a nuovi generi musicali come il Bluegrass negli anni '30, la canzone sindacale negli anni '30 e '40, la Country Music a partire dagli anni '50, fino ad arrivare al Folk Revival, che negli anni '60 mise in luce un giovane autore che da lì inizio la strada che rivoluzionò la musica moderna: Bob Dylan.
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Woody Guthrie

Woodrow Wilson Guthrie, detto "Woody", nasce il 14 luglio 1912 in una piccola città dello stato dell'Oklahoma. Dopo un iniziale benessere dovuto al periodo del boom petrolifero, la famiglia di Woody è segnata da una serie di disgrazie: la casa distrutta da un ciclone, la sorella che muore in un incidente domestico, la madre ricoverata con problemi psichici, la bancarotta e la morte del padre in circostanze poco chiare.
Nel 1935 una violenta tempesta di polvere si abbattè sui campi della Dust Bowl, costringendo gran parte della popolazione a lasciare la propria abitazione per trasferirsi in California che era vista come la "terra promessa". Dopo due anni anche Guthrie intraprende lo stesso viaggio facendo, per sopravvivere, qualsiasi tipo di lavoro e conoscendo la miseria e le ingiustizie sociali. Inizia a scrivere canzoni che raccontano da vicino la realtà operaia e contadina di quel periodo, diventando la voce della grande stagione delle lotte sociali negli USA, segnata da scioperi, occupazioni di fabbriche e proteste.
La sua musica si pone all’incrocio fra il country e il blues e Woody viene definito il più grande poeta rivoluzionario americano.
Negli anni '40 Woody Guthrie si trasferisce a New York dove, in seguito, formerà gli Almanac Singers con Pete Seeger.
Nel '56 viene colpito da una grave malattia ereditaria, la stessa che aveva ucciso la madre, che lo costringe a vivere in ospedale fino alla morte avvenuta il 3 ottobre 1967.
Moltissime sono le canzoni scritte da Woody Guthrie quali le Dust Bowl Ballads, ballate che descrivono la vita e le disgrazie che si abbattono sulla povera gente e sui disoccupati come Dusty Old Dust (1935), Talking Dust Bowl, Dust Bowl Refugee e Dust Bowl Disaster. This Land is your Land è stata scritta in risposta alla famosa canzone God bless America di Irving Berlin, che Guthrie considerava poco realistica.
Woody lascia anche un romanzo autobiografico dal titolo Bound for Glory (tradotta in italiano "Questa terra è la mia terra") da cui viene in seguito tratto l’omonimo film di Hal Ashby.
La sua musica ha influenzato numerosi artisti fra i quali Pete Seeger, Bob Dylan e Bruce Springsteen.
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Canzone napoletana (origni)

L'origine della canzone napoletana data intorno al XIII secolo e si sviluppò maggiormente dalla fine del Cinquecento alla fine del Settecento. Si trattava di una espressione artistica popolare carica di contenuti positivi ed ottimistici che raccontava la vita, il lavoro e i sentimenti popolari.
In seguito, nei suoi temi, venne incluso decadentismo, pessimismo e drammatismo ad opera di intellettuali che ne modificarono lo spirito originario. In quel periodo i maggiori musicisti e poeti locali si cimentarono nella composizione di numerose canzoni. Un esempio di tale tendenza è quello di Gabriele d'Annunzio che scrive i versi di 'A Vucchella.
Il periodo più importante della canzone napoletana è intorno ai primi dell'800 quando la canzone Palummella Zompa e Vola fu addirittura proibita perché alludeva alla libertà.
Nel 1835 a Napoli dilaga la melodia di Te Voglio Bbene Assaje scritta da Raffaele Sacco e la cui musica è di Filippo Campanella.

Il 7 settembre di ogni anno, in concomitanza con la festa della Natività di Maria, in mezzo a carri festanti e luminarie, si presentano al pubblico i nuovi brani che gli artisti hanno preparato per la stagione. Si tratta del Festival di Piedigrotta, che darà successo a pezzi celeberrimi quali Funiculì Funiculà e 'O Sole Mio e che vede la partecipazione tra gli autori di personalità quali Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, E.A. Mario, Ferdinando Russo, Ernesto Murolo.

17 giugno 2009

Origini del jazz

All’inizio del '900 la città di New Orleans era formata da una straordinaria mescolanza di razze, classi sociali e culture: immigrati italiani, tedeschi e slavi; aristocratici, piccolo-borghesi ed ex schiavi; mulatti (creoli) afro-francesi, afro-inglesi o afro-spagnoli. Tutti con le loro diverse tradizioni musicali: dalla musica da ballo a quela classica e ai canti religiosi o profani dei primi schiavi neri del Sud.
Un nuovo stile musicale prese forma nelle marching bands (le fanfare che accompagnavano i funerali) e nelle brass band (orchestrine di ottoni dedicate all’intrattenimento).
Tra i primi grandi leader ricordiamo il cornettista Buddy Bolden (del quale non esiste alcuna documentazione sonora) e Louis Armstrong.
Nel 1896 a New Orleans il consigliere municipale Sidney Story promulgò una ordinanza che circoscriveva l’esercizio della prostituzione in un quartiere in seguito chiamato Storyville e che per 20 anni diventò la capitale del vizio degli Stati Uniti.
La caratteristica principale dello stile di New Orleans è l’esecuzione di linee melodiche improvvisate su semplici e tradizionali progressioni armoniche, con la presenza centrale di tre strumenti: tromba, trombone e clarinetto accompagnati da una sezione ritmica. Quella musica era suonata dai musicisti della prima generazione del jazz come King Oliver, Sidney Bechet e Kid Ory, nonché il già citato Louis Armstrong.
Fu la chiusura di Storyville, nel 1917, che spinse i musicisti jazz a trasferirsi in altre città o a cercare lavoro sui riverboats, i battelli che solcavano il Mississippi e che ospitavano grandi orchestre come quella del pianista Fate Marable.
Jelly Roll Morton fu tra i primi a portare nel jazz la ricchezza del ragtime, dando più spazio all’improvvisazione e maggiore importanza all’arrangiamento.
Sidney Bechet si affermò con il sassofono soprano in un’epoca ancora dominata dalla tromba.
Tra i jazzisti bianchi è da segnalare la Original Dixieland Band fondata da Nick La Rocca, passato alla storia per aver inciso il primo disco jazz nel 1917.
Negli anni venti il jazz divenne anche un modo di vivere e per tutta l’America fu l’epoca della Jazz Age. Aumentarono i gruppi di jazzisti bianchi, sopratutto a Chicago e il jazz non venne più suonato solo nei locali dei ghetti neri, ma molti teatri iniziarono ad ospitare i più famosi gruppi jazz.
In questi anni si sviluppa l’industria dei cosiddetti race records destinati al pubblico di colore.